mercoledì 17 ottobre 2007

La messa dei Lucherini..


"Domani andiamo a messa".La mattina correvi alla finestra ed eri felice della domenica pur col celeste sbiadito di novembre e solo qualche lama di sole sugli ontani.Erano loro,nel grande bosco vicino a casa,la nostra chiesa dei lucherini.La chimavamo così perchè c'era tanto silenzio,gli alberi parevano colonne e i "fedeli" giungevano a due,a tre,a branchetti proprio come la gente ad ogni festa poco prima delle 11 nella chiesa di Marina di Carrara,vicino al porto.Stavano sui rami come i fedeli sul sagrato.Tutti in ordine,nel loro vestituccio verde scuro i maschi,più chiaro le femmine.Stavano lì,guardando la gabbia e lasciandosi pendolare dai rami.Proprio come i fedeli che in fondo alla chiesa allungavano il collo per vedere oltre la testa del vicino,se il sacerdote dava la benedizione.Poi..Prima c'era stato il lavorio del vischio:una canna secca di padule con i nodi interni forati per alloggiarvi una bacchetta,grossa meno d'una matita e secca perchè la gomma fusa rimanesse attaccata al vischio.Infine un pezzo di camera d'aria di bicicletta meglio se rossa perchè la nera sotto il sole brillava e qualche lucherino se n'andava proprio quand'era lì,ad un palmo,dopo esser rimasto un attimo fermo in aria,convinto all'ultimo attimo,dell'inganno.
...Completava una gabbietta verde con dentro un lucherino.Maschio.Soltanto maschio.
...Andavi dunque nel bosco di ontani mettendo i passi sulla tua fretta:alberi di bacche nere con semini irresistibili per i lucherini.Appendevi a un ramo con la bacchetta sul tetto.Aspettavi ed era l'estasi.Dapprima un trillo d'assaggio quasi a schiarir la gola poi voci lontane ad iniziar il dialogo.E andavi in paradiso.Hai mai sentito cantare un lucherino?Dio mio,se non l'hai fatto rimedia come puoi ma rimedia.Io li ascolto ancora ma questa è un'altra storia.Quella vera,del vischio è finita nel 1969 quando han proibito panie e bacchette.Se lui cantava tranquillo non accadeva nulla.Pareva,intorno,tutto stesse a guardare.D'inprovviso si agitava a lanciar quel suo piùù...piùùùù prolungato e...arrivava il branchetto.Loro lì a giocare sul ramo come tanti fedeli alle ultime chiacchere davanti alla chiesa:era lì la messa dei lucherini.Finalmente uno saltava sulla bacchetta:fermo un attimo,per me il più lungo del mondo.Spiccava il volo ma non ci riuscuva.Tuo.
Come una croce di piume.Verdi come una foglia fuori stagione rimasta per te.
Correvi.
Lo afferravi.
Gli batteva forte il cuore.
Metteva i suoi occhi dentro ai tuoi.
Ti voleva dir qualcosa.Non capivi.
Oggi..nella voce del ricordo capisci che era un "Perchè?"
Tratto da:Il Cacciatore,racconto di Rodolfo Grassi ha vinto il premio oscar della narrativa venatoria.

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